Il motivo principale del trionfo commerciale del telefono mobile è che la macchina propagandistica del marketing ha saputo raccogliere e vendere quello che questo mondo sacrificato alla competizione economica sta distruggendo: le relazioni sociali. È tipico dei sistemi dominanti vendere toppe per problemi causati dalle loro proprie invenzioni.
Non parli con la tua vicinx per colpa della televisione? Chiamalx!
Le imprese telefoniche hanno capito il beneficio che possono trarre da persone devalorizzate, ansiose, incapaci di comunicare o di confrontarsi con qualcunx di diversx. La loro pubblicità disegna negativamente la società stessa che crea questi individui. Perché avremmo bisogno di una mediazione elettronica se non per adattarci a un mondo che atomizza, ogni volta di più, l’individuo, separandolo dalla sua stessa vita? In teoria il cellulare serve per consolidare le relazioni con lx tux familiarx, però in pratica permette soprattutto di evitare il contatto con le sconosciutx. Abbiamo visto tanta gente sperduta aggrappata al proprio telefono perché la guidino a distanza; invece di domandare la strada a persone che sono lì, arrischiarsi di parlare con qualche sconosciutx, rompere il ghiaccio. Guarda nella metro, questx zombie in transito ammaliatx dalle loro schermini, scrivendo un messaggino a qualcunx che vedono ogni giorno, assicurandosi di non incrociare mai lo sguardo di chi gli è vicinx…
Una sociologa francese ((Béatrice Fracchiolla. Le téléphone portable pour une nouvelle écologie de la vie urbaine?)) vede il cellulare come il tentativo delle umanx di “riconquistare” gli spazi urbani caotici e di sviluppare mobilità, come una medicina per la perdita del senso di comunità generato dalla distruzione dei quartieri, grazie allo sviluppo delle città megalopoli.
Il cellulare è il contrario di ciò che si dichiara: uno strumento di comunicazione. Quanto tempo è che non hai una conversazione senza essere interrotta da una telefonata? Ci sembra normale, ma guardiamoci dall’esterno: la bocca mezza aperta, ferme per atto riflesso del nostrx interlocutorx, più preoccupatx di perdere una chiamata che di lasciare a metà una frase. Così stanno le cose. Il telefono si è trasformato in una norma sociale e come tutte le norme, esclude chi non le rispetta e struttura la vita di tuttx. Come una protesi che sostituisce un arto, in teoria il telefono deve riparare artificialmente (riempiendo gli spazi vuoti) i danni di questo mondo che ci converte in ingranaggi della macchina della produzione e consumo di massa: fare la coda nei supermercati, nei cinema, nella metro etc.
Sicuramente le imprese di telefonia hanno ragione quando attribuiscono il successo del cellulare alla paura di un mondo potenzialmente ostile. E senza dubbio hanno interesse a rafforzare un altro po’ questa sensazione di ostilità prodotta dall’erosione delle comunità e del tessuto sociale.
Gli smartphone con le loro applicazioni per la comunicazione, oltre a fornire ancora una volta milioni di informazioni profumatamente pagate sul vostro conto (cosa alla quale acconsentite quando installate il programma) ci stanno abituando ad una forma di comunicazione controllante (le famose 3 spunte di Whatsapp). Per non parlare del fatto che scrivere una lettera oggi è diventato impensabile e non per i tempi delle poste. Semplicemente ci è diventato difficile articolare i nostri pensieri oltre un tot di lettere. Ci innervosisce aspettare risposte per più di qualche minuto. Non sappiamo spiegarci sui toni con cui scriviamo le cose senza gif ed emoticon.