Finanziare il capitale

Compagnie telefoniche

Ovviamente parliamo di grandi multinazionali, e ci sentiamo tranquillx a non dare ulteriori spiegazioni sul perché ci fanno schifo. Per chi voglia più informazioni su chi, cosa e perché, il magico mondo del web ha tutte le risposte e anche molto di più.

L’oggetto telefono

I cellulari sono innanzitutto degli oggetti materiali la cui produzione richiede l’estrazione di materie prime, la loro lavorazione, l’assemblaggio dei componenti, nonché una parte più astratta che riguarda la progettazione e una fase finale di smaltimento dei rifiuti.
Tutti questi vari passaggi avvengono tendenzialmente in luoghi del mondo molto distanti tra loro secondo le regole del miglior prezzo/massimo profitto (possibilità di pagare meno le persone, risparmiare sulla sicurezza delx lavoratrix, etc). Questo implica, tra le altre cose, la necessità di trasportare i materiali da una parte all’altra del globo consumando enormi quantità di energia e di acqua.
In generale, la produzione dei cellulari (ma anche dei portatili nonché di molta dell’elettronica) ha dei costi sociali e ambientali elevatissimi.
L’estrazione delle varie materie prime porta con se lo spostamento forzato e violento della popolazione, lo sfruttamento e la contaminazione della terra, lavoro in condizioni di semischiavitù e spesso assassinati, traffici di persone e violenze.

E poi tutti questi meravigliosi apparecchi elettronici, non solo i nostri telefoni, ad un certo punto diventano dei rifiuti elettronici ((l’elettronica è oramai ovunque, non solo nei nostri telefoni o computer. È negli auricolari, nelle sveglie, nei lettori mp3, nelle casse bluetooth, negli elettrodomestici e in tutte quelle cosine che ci sembrano così carine e utili che compriamo per pochi spicci e che rompiamo due giorni dopo.)). Parliamo di numeri enormi, 50 milioni di tonnellate all’anno nel mondo, un milione di tonnelate solo in Italia che, pur essendo meno dell’1% della popolazione mondiale, produce il 2% dei RAE mondiali. Sono rifiuti che molto difficilmente si possono rimaneggiare, perché sono composti molto complessi, sono tossici, sono molto piccoli e comunque buona parte viene gettata nelle discariche comuni. In ogni caso, anche quelli che vengono “gestiti” secondo le normative producono un’enorme quantità di scarti tossici, tra fumi, gli acidi usati per separare i materiali, inquinamento delle acque e ceneri. Nel tentativo di recuperare il materiale, il 50% di quello che ne esce sono scarti, altamente tossici e non rimaneggiabili.

Molto spesso le discariche degli scarti elettronici non si trovano vicino a noi, ma come sempre lontano abbastanza perché occhio non vede cuore non duole. In India, interi quartieri, a volte interi paesi, sono oramai delle discariche a cielo aperto, dove le persone cercano di recuperare dai chip materiali che possano poi rivendere. Le persone, che ricavano una miseria, si sottopongono costantemente a prodotti chimici ultratossici e le acque e la terra circostante hanno dei livelli di inquinamento inimmaginabili. E questo perché chiaramente smaltire questi rifiuti in Europa costa alle aziende circa 35 euro al kg mentre in india ne spendono solo 2.

La parte della progettazione, del design ha molto a che vedere con tutta la parte materiale del nostro telefono. È in questa che si decide quello che la gente vuole, come lo vuole e come trarre maggior profitto da tutta questa storia. È qui che si stabilisce quanto deve essere tutto piccino per essere veramente veramente cool, quante videocamere dovrà avere, quanto dovrà durare prima che diventi assolutamente “necessario” comprare il modello successivo, quanto rendere impossibile alla gente sostituire dei pezzi rotti perché invece delle viti la roba è incollata o saldata. E chiaramente tutto questo determina quali materiali verranno utilizzati per la costruzione del cellulare. Come lx compagnx della trasmissione Le Dita Nella Presa ((trasmissione in onda su Radio Onda Rossa. Invitiamo tuttx caldamente ad ascoltare il ciclo sulla materialità del digitale.)) ci tengono a ricordare, il design è una scelta ideologica, che porta con se una certa visione del mondo. Di fatto alcuni materiali, potrebbero essere sostituiti da altri, più facilmente reperibili e magari anche più facilmente riciclabili, ma le “necessità” del mercato richiedo altro. Perché i nostri cellulari devono essere belli, piccoli e leggeri, potenti e con dei prezzi accessibili. ((Per fare solo un esempio, la scocca, di solito in plastica si potrebbe fare in alluminio, elemento più facile da reperire e il cui riciclo è effettivamente qualcosa di vagamente funzionale. Ma è evidentemente più brutto e più pesante e quindi ciccia.))

Di cos’è fatto un telefono?

Innanzitutto di plastica (la scocca), e una plastica molto raffinata (contiene componenti aggiuntivi come ritardanti di fiamme) e difficilmente riciclabile (se poi significa davvero qualcosa riciclare la plastica).

E poi di metalli, tanti e variegati (stagno, piombo, silicio, rame, oro, argento, litio..) tra cui spiccano le terre rare. Queste sono degli elementi della tavola periodica, che a volte non sono poi così rare, ma che si risultano molto complicate da estrarre. Nell’elettronica questi materiali risultano “indispensabili” nel momento in cui “indispensabile” diventa la miniaturizzazione di alcune componenti, per rendere i nostri accrocchini sempre più piccini e carini.

Il tantalio, il principale elemento dei micro-condensatori ((Il condensatore è un elemento base nei circuiti elettrici. Un condensatore si potrebbe fare pure con due latte di una caldaia e un pezzo di legno, ma per farne uno di dimensioni tali da stare all’interno del nostro telefono e che, così piccino, regga temperature molto elevate, servono dei componenti specifici. Il tantalio serve dunque per la miniaturizzazione.)), si estrae dal coltan, una sabbia nera. La maggior parte delle riserve mondiali sono in Repubblica Democratica del Congo ((Il coltan è presente anche in altri luoghi del mondo, ma la maggior parte dell’estrazione avviene qui perché, non dovendo rispettare norme di tutela ambientale e i diritti delx lavoratricx i costi sono bassissimi.)).
Le aziende, che tanto si riempiono la bocca di paroloni come green-economy e altri inglesismi inutili, acquistano questo materiale da gruppi armati che lucrano sull’estrazione di coltan per comprare armi, massacrando la popolazione civile, violando donne e bambine e sequestrando bambini per convertirli in macchine per uccidere. Le condizioni di lavoro nelle miniere sono massacranti, con turni di quattordici ore, ovviamente per una paga irrisoria, ed inoltre il materiale è leggermente radioattivo. Molto spesso a lavorare sono bambini di neanche dodici anni perché i tunnel dove estrarre il materiale sono troppo stretti. Il paese è da anni in una guerra permanente che, in termini di morti, è considerato il secondo conflitto più grande dopo la seconda guerra mondiale.

L’oro ((È vero che solo una piccola parte dell’oro che si estrae serve per l’elettronica (circa il dieci percento), ma comunque ogni anno si fabbricano circa 1500 milioni di smartphone per i quali si necessitano circa 37mila kili di oro)) invece è prevalentemente estratto in Sud America. In Amazzonia, soprattutto alle pendici delle Ande questo sta implicando la distruzione della foresta, giacché per iniziare ad estrarre la prima cosa che viene fatta è abbattere gli alberi per accedere al suolo ((Tra il 2001 e il 2013, soltanto per l’estrazione dell’oro su scala ridotta sono stati abbattuti circa 168mila ettari di foresta)), e l’inquinamento della terra e dell’acqua. Questo perché quell’operazione del setacciare i detriti per trovare l’oro non viene fatta con un colino, bensì con il mercurio che scioglie tutto lasciando intere solo le preziose pepite. E lo stesso avviene anche in Colombia, dove lo smercio illegale di oro è economicamente più redditizio del traffico di droga e sta provocando violenza e spostamento forzato di comunità indigene, afrocolombiane, contadine e centinaia di assassinii. E così in Perù, e Bolivia e Equador, dove gli uomini, spesso bambini, lavorano in condizioni terribili e le donne, a cui è vietato lavorare nel sottosuolo, sono invece oggetto di tratta e di sfruttamento sessuale.

E questi sono solo alcuni esempi del sangue che scorre nei chip del nostro telefono, come sempre lontano dai nostri occhi troppo impegnati a fissare lo schermo.

Non ci dilunghiamo ulteriormente, molti approfondimenti si trovano nel web. Nella pagina dei link ne suggeriamo qualcuno.